Tipi di tetto: quattro caratteristiche per classificarli
Abbiamo visto che la funzione principale di una copertura è quella di dividere lo spazio interno dell’edificio da quello esterno per proteggere gli interni dagli agenti atmosferici. Qualsiasi tipo di “chiusura” della parte superiore di un fabbricato dà vita ad una copertura, indipendentemente dalla morfologia geometrica, dalla logica strutturale e costruttiva e dai materiali usati.
I tipi di tetto possono essere classificati rispetto a queste caratteristiche:
1) continuità o discontinuità dello strato di tenuta all’acqua
2) comportamento termoigrometrico (isolamento e ventilazione)
3) grado di accessibilità (agibile solo per la manutenzione o “vivibile”)
4) percentuale di pendenza
1) Continuità o meno dello strato di tenuta all’acqua: coperture continue VS coperture discontinue
Questa classificazione si basa sul criterio del “funzionamento” dipende, quindi, dalle funzioni specifiche degli elementi di tenuta del coperto (guaine o tegole).
Le coperture continue, indipendentemente dal grado di pendenza, impediscono all’acqua di penetrare nell’edificio grazie ad un sistema di tenuta senza soluzione di continuità, come le guaine continue di origine sintetica. Si tratta, di solito, di coperture curve o piane.
Quando, invece, il tetto ha un certo grado di pendenza, sono utilizzate coperture discontinue che impediscono all’acqua di penetrare: le tegole o i coppi. Si tratta di tetti a falda coperti, appunto, con coppi o tegole per far defluire le piogge.
Eccole rappresentate nell’infografica che abbiamo realizzato.
2) Comportamento termoigrometrico: tetti ventilati/non ventilati, isolati/non isolati
La classificazione rispetto al comportamento termoigrometrico vale sia per le coperture piane che per le coperture inclinate. In questo caso i tipi di coperture sono classificabili in:
- Coperture non isolate e non ventilate
Non sono previsti né elementi termoisolanti, né uno strato di ventilazione. E’ quindi un tetto con scarse capacità di coibentazione, usato in pochi casi, generalmente per gli edifici agricoli. - Coperture ventilate e non isolate
E’ un tetto simile al primo ma, in più, ha uno strato di ventilazione che rende gli ambienti più freschi d’estate. Anche questo tipo di tetto è tipico dell’edilizia agricola. - Coperture isolate e non ventilate
Anche note col nome di “tetti a caldo”, queste coperture hanno uno strato termoisolante che protegge l’edificio dalle infiltrazioni e dagli sbalzi termici, ma senza ventilazione. - Coperture isolate e ventilate
A differenza della terza categoria, in questo caso la presenza della ventilazione migliora ulteriormente l’isolamento termico, perché il vapore acqueo prodotto dall’edificio viene espulso fuori dal tetto, limitando la condensa. Infatti, questo tipo di coperto è noto anche come “tetto a freddo”.
Questo video mostra come funziona il sistema di raffreddamento di un tetto ventilato.
Che differenza c’è tra un tetto a caldo ed un tetto a freddo?
Nel tetto a caldo è presente la barriera al vapore, nel tetto a freddo no.
La barriera al vapore impedisce alla condensa interna di penetrare nel pacchetto di copertura. L’umidità atmosferica, infatti, tende a convergere verso l’ambiente esterno più freddo.
Gli strati costruttivi sono disposti diversamente.
Nel tetto a freddo, sopra la struttura prefabbricata (o soletta) vengono posti : il manto impermeabile, il pannello isolante, lo strato di separazione ed infine l’elemento di finitura.
Nel tetto a caldo, invece, sopra la soletta vengono posti: la barriera al vapore, il pannello isolante, il manto di impermeabilizzazione, lo strato di separazione, il massetto e lo strato di finitura.
Infine, nel tetto a caldo l’isolante viene posto sotto alla guaina di impermeabilizzazione, così, l’interazione tra membrana ed isolante termico protegge quest’ultimo dal dilavamento.
3) Grado di accessibilità: tetti agibili solo per la manutenzione o “vivibili”
Alcuni tetti sono accessibili solo per interventi di manutenzione, altri anche per la manutenzione degli impianti. Esistono poi tetti accessibili ai pedoni (400 kg/m2 di carico), ai veicoli leggeri (<2 tonnellate per asse) e a quelli pesanti (> 2 tonnellate per asse). Infine, ci sono i giardini pensili: tetti che resistono sia alle sollecitazioni meccaniche che a quelle chimiche.
4) Percentuale di pendenza: tetti planari e curvi
In questo caso il criterio di classificazione è l’inclinazione dei piani di copertura (coperture a falda o coperture piane). In base alla percentuale di pendenza, i tetti sono classificabili in:
- coperture planari orizzontali, quando la pendenza è inferiore all’1%
- coperture planari suborizzontali, quando la pendenza è compresa fra 1% e 5%
- coperture planari inclinate, se la pendenza supera il 5%
- coperture curve
Ecco l’immagine di un lastrico solare, è un esempio di copertura planare orizzontale.
A loro volta, le coperture “inclinate”(a falda) possono essere classificate ulteriormente in:
- tetti a displuvio: in cui l’acqua piovana viene convogliata verso l’esterno dell’edificio
- tetti a impluvio: in cui l’acqua piovana viene convogliata verso un punto o una linea di gronda interna all’edificio
- tetti a leggìo: in cui l’acqua piovana defluisce lungo una sola superficie
- tetti a capanna: in cui le falde convergono lungo la linea di colmo del tetto
- tetti a padiglione: in cui l’acqua piovana defluisce su tutti i lati del tetto
Li abbiamo schematizzati in infografica.
I tipi di tetto più diffusi in Italia? Quelli a falda
Agli albori della civiltà umana, il tetto a falda corrispondeva all’intera abitazione. Col tempo gli edifici sono cresciuti in altezza ed il coperto è diventato uno degli elementi di base che compongono l’immobile. Nel frattempo, col Movimento Moderno, si sono diffusi anche i tetti piani o lastrici. Molto usati nei paesi caldi, sono diventati piuttosto comuni, in particolare negli edifici più recenti.
Quando pensiamo al “tetto”, però, la nostra mente evoca un coperto inclinato.
Infatti, molti degli edifici che ci circondano, soprattutto quelli antichi, sono a falda e la maggior parte dei tetti degli edifici residenziali in Italia è così: coperture discontinue inclinate, in cui l’acqua piovana defluisce grazie a tegole o coppi.
La forma e l’inclinazione di questo tipo di tetto dipendono dal clima e anche dalle tradizioni architettoniche locali. Nei paesi del Sud Europa i tetti sono inclinati, ma con una pendenza bassa, perché il clima è soleggiato e le piogge scarse, quindi il coperto deve far defluire quantità modeste di acqua.
Al contrario, nei paesi del Nord Europa, più soggetti a temporali e neve, la pendenza dei tetti è molto maggiore per poter smaltire l’acqua piovana che cade in grandi quantità.
Condomini con tetto a falda o lastrico: diversa la struttura, diversa l’impermeabilizzazione e la coibentazione
Lastrici e tetti a falda hanno caratteristiche diverse. I primi sopportano maggiori escursioni termiche, mentre i secondi, per esempio, possono anche essere abitati (mansarde). A ogni tipo di tetto, quindi, corrispondono particolari tecniche di coibentazione e impermeabilizzazione.
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